Nel distretto di Liezen esistono attualmente più di 700 pascoli, solo in parte sfruttati. Alcuni si trovano spesso ad una distanza di 10 ore di marcia dalla fattoria. Durante l’estate i pascoli rappresentano uno spazio economico autonomo. Da sempre il lavoro viene svolto quasi esclusivamente dalle donne. In questo periodo le malgare sono responsabili del bestiame del contadino e trasformano il latte in burro e formaggio.
Le malghe
Visto che i pascoli si trovano lontani dalla fattoria, era necessario costruire delle dimore. Per la loro costruzione si usavano legno e sassi delle immediate vicinanze. La forma delle malghe assomi-
gliava a quella delle fattorie nelle valli.
Il bestiame
Di solito le mucche venivano portate nella stalla solo per la mungitura. Per attirare il bestiame serviva un campanello e per condurlo si usava un bastone. Grazie al breve tempo che il bestiame trascorreva nella stalla, si accumulava solo poco letame che la malgara poteva eliminare velocemente.
Il latte
Dopo la mungitura, la malgara scola il latte e lo versa in una scodella di legno apposita, lasciando che diventi panna. Dopo un certo tempo, la panna si separa dal latte magro. Versando il latte, la malgara mantiene nel recipiente lo strato di panna, servendosi di una spatola di legno.
Il burro
La malgara batte la panna leggermente inacidita nella zangola, finché si viene a formare un ammasso denso. Comprime il burro in stampi o decora le trecce più grandi con timbri e rotelline incise.
Il formaggio stiriano
Nel paiolo di rame viene scaldato il latte magro inacidito, finché non caglia. Così facendo, la caseina precipita e, filtrandola, viene separata dal siero di latte. La malgara usa per questo procedimento la “Schottwiege”, una sorta di stampo, il panno di lino e il mastello del siero di latte. Strizza accuratamente la ricotta granulare, la condisce con sale e pepe e la mette in un recipiente detto “Kaskee”.
Dopo essersi asciugato, il formaggio deve stagionare da uno a due mesi, finché ottiene il suo tipico aroma.
La vita delle malgare
Le malgare, vista la responsabilità di cui erano investite, godevano di grande stima nella fattoria. Sul pascolo vivevano molto più liberamente che non a valle, in quanto erano lontane dal controllo sociale della comunità paesana. Questo fatto si rispecchia anche nel modo di dire: “Sui pascoli non esistono peccati”.
La spatola da panna
Molti attrezzi usati dalla malgara, soprattutto la spatola da panna, sono decorati con simboli sacri o con raffigurazioni della vita sui pascoli alpini e qualche volta anche con disegni geometrici. Spesso erano i giovanotti a regalarli alle malgare come segno del loro amore.
Lo stampo da burro
Premendo il burro nelle forme a cinque lati ne uscivano blocchi decorati su ogni lato. La malgara decorava le grandi trecce ovali di burro con rotelline incise.
Il ritorno dal pascolo
La breve estate sul pascolo è passata troppo velocemente. Come segno di ringraziamento per un periodo felice e trascorso senza incidenti, si decora il bestiame con ornamenti colorati in occasione del ritorno a valle.
I cambiamenti dovuti allo sfruttamento
Con il crescente sfruttamento delle aree pascolative, l’uomo ha dissodato queste superfici, un tempo ricoperte da foresta alpina. Alle specie originariamente viventi in queste zone, come il merlo dal collare e la nocciolaia, si sono aggiunti all’ambiente coltivato, uccelli come la ballerina bianca e il codirosso.
Il trasporto del fieno in inverno
Una parte del foraggio veniva tagliata su prati ripidi, difficilmente accessibili e veniva depositata in mucchi. Il trasporto avveniva in inverno. Gli uomini formavano grandi balle servendosi di corde e uncini di legno. Con questo carico pesante sulle spalle, scendevano a valle, passando per ripidi pendii. Nel terreno più pianeggiante, mettevano assi di legno sotto il carico per poterlo trascinare più facilmente.